Resoconto del viaggio in India, gennaio/febbraio 2010
Partiamo da Malpensa il 15 gennaio, con alcuni amici dell’Associazione Yatra di Torino; a Dubai scalo tecnico, ci uniamo a Giovanni Tetti, fotografo professionista che vive in Germania.
A Calcutta alloggio all’hotel Paragon (modestissimo albergo, di infima categoria, in centro a Calcutta) con il fotografo, gli amici di Torino si sistemano in un altro albergo nei dintorni.
Una delle mie prime visite in città è a Mina, amica indiana in zona Salt Lake di Calcutta: un’accoglienza avvolgente, con the, caffè pane tostato e frittate: aspettava la nostra visita, e non conoscendo i nostri orari, era andata ad aspettarci con i suoi parenti all’aeroporto: temeva, non avendoci trovati, che ci fosse successo qualcosa.
Il giorno successivo si uniscono a noi tre amici romani arrivati nel frattempo a Calcutta.Insieme con loro andiamo a Shanti Samparc dove ha sede il doposcuola da noi sponsorizzato e avviato da settembre 2009; discutiamo con i responsabili indiani dell’ampliamento locali per il raddoppio del numero dei bambini utenti; dopo un abbondante riso Biriani, visitiamo i locali e le classi: un nugolo di bambini festanti (alla vista delle caramelle che distribuiamo), che ballano e cantano in nostro onore.
I bambini vivono nei vicoli dello slum di Calcutta, mediamente o sono orfani o le loro madri sono prostitute, e tante bambine facevano le prostitute prima di essere accolte in questa scuola.
Che tristezza, ma anche che intensità di affetti si sprigiona nei nostri cuori mentre stiamo in mezzo a questi bambini! Appena le avrò, vi mostrerò le foto (che provvederò a inserire sul sito internet di Shanti).
Parliamo a lungo con Amal, il referente locale del doposcuola, con il fratello Ashit responsabile dell’amministrazione e padrone della casa .- Dopo lunga discussione si conviene che i locali per il doposcuola per gli 80 bambini (prima erano solo 40, ma ora ci uniamo a LUCONLUS ed insieme sosterremo il doposcuola per 80) non verranno ampliati a nostre spese ma a spese del padrone di casa e noi pagheremo loro l’affitto.-..Dalle suore di Madre Teresa veniamo a sapere che ci sono tanti bambini adottabili, già abbinati a genitori adottivi all’estero da anni, per i quali il giudice non firma i decreti, i bambini crescono e le suore non permettono le visite dei genitori adottivi, temendo che poi i bambini si affezionino e soffrano a non poter partire. Assurdo…
Torno in albergo, e scopro che Angela, una del nostro gruppo, è stata investita da un’auto di grossa cilindrata guidata da un ubriaco, sul marciapiede: ambulanza, consolato italiano, borsa e cellulare suoi immediatamente spariti, odissea in ospedale dove i ritmi di intervento non sono quelli italiani (non lamentiamoci della nostra sanità…).
Angela torna in Italia con un’altra amica, peccato che il suo viaggio sia finito in modo così deludente.
Il giorno successivo vado a Kaligat, la casa dei moribondi di Madre Teresa; distribuisco colori ai bambini della piazza, saponi agli adulti, parlo con le suore girando in mezzo alle brandine dei malati, e ritrovo mani che mi stringono, sorrisi di donne che mi riconoscono dall’anno scorso: commovente; ogni volta che torno a Kaligath provo sentimenti così forti e struggenti, a cui non riesco ad abituarmi: ogni volta ne esco segnata.
Ritorno al doposcuola, perché dobbiamo pianificare il secondo progetto a cui contribuiremo per metà con l’associazione Luconlus di Roma; come dappertutto, ci sono problemi burocratici di autorizzazioni, comunque ci danno facsimile del progetto che restituiremo firmato dall’Italia, dopo averne discusso con i nostri soci.
Torno da Mina, pranziamo con gli amici di Yatra, le sedie sono per noi, loro stanno in piedi pronti ad esaudire ogni nostro desiderio. Un affetto e un calore umano che ti avvolgono facendoti sentire a tuo agio.
Seconda visita a Kaligath, con gli amici romani, questa volta più approfondita; non ci sono parole per descrivere che cosa si prova nel vedere tanta sofferenza; uomini, donne, moribondi ovunque, poi c’è la stanzetta con i morti avvolti nel lenzuolo. Rimaniamo in silenzio e torniamo a casa, quando si esce da questi luoghi ogni commento è superfluo.
Ci spostiamo poi a Panchanantala Road, dove si sta svolgendo una festa intorno alla statua della dea nel cortiletto di SAMPARC,siamo diretti , diretti all’ufficio di Amit; parliamo del progetto ampliamento del doposcuola: concludiamo che non ci separiamo da Samparc di Pune per almeno tre anni, perché sganciati da loro sarebbe più facile essere imbrogliati; noi pagheremo l’affitto e non la costruzione dei nuovi locali.
Mangiamo insieme ai bambini riso e verdure, tante zanzare, un rumore assordante, poi partecipiamo alla preghiera a Sarasoti , dea dell’istruzione, una maestra soffia dentro ad una conchiglia e gli indù si toccano la fronte con le dita, accendono candele e incensi e stiamo lì con loro per qualche minuto.
Il giorno dopo partiamo per Guwahati , dall’aeroporto in taxi arriviamo a Tura: strade dissestate, in mezzo alla giungla, viaggio ultra avventuroso.-Al nostro arrivo c’era Rebecca (sorella di Josephina, ragazza indiana che avevamo fatto venire in Italia qualche anno fa, per lavoro) e suor Guadalupe:che ci porta al lebbrosario dove riceviamo un’accoglienza festosa, distribuiamole caramelle,i dolci, scambio di doni, gente semplice e cordiale; facciamo visita ai campi di ananas, alla scuola, alla chiesa, tutto mi ricorda i viaggi precedenti, i loro volti, le mani e i piedi mangiate dalla lebbra: che bella sensazione stare in mezzo a loro! Al pomeriggio visita al villaggio di Solgioni’,ragazza cieca, rattrappita dall’artrite reumatoide, su un materassino di gommapiuma a brandelli in una specie di pollaio di bambù; a guardarla mi viene da piangere, lei mi riconosce e fa dei versi, essendo muta. Poi di corsa visita alla comunita’ di Tebrongree dove ci sono una ventina di ragazzi disabili , la comunita’ e’ organizzata da Mr.Carmo Noronna il direttore del centro di Shillong. Qui lavoranoi il bambu’, fanno i mura’ ed i piatti con le corteccie dell’albero del betel nut.-Al ritorno andiamo nella giungla a casa di Balme, fuoco acceso, pasto caldo a base di tapioca, niente servizi igienici: purtroppo questa è una caratteristica comune a tante situazioni, cosa che favorisce il diffondersi di malattie.- Il giorno dopo andiamo a Mendal dove visitiamo le case del villaggio con suor Rebecca, andiamo fino al fiume che scorre poco distante e qui vediamo il tramonto.-Sempre a Mendal incontro il parroco , assistiamo alla messa, dove all’offertorio due donne portano in offerta un sacco di riso; poi Rebecca, Rosario e Guadalupe ci aggiornano delle situazioni di vari ragazzi ospiti da loro che sono stati avviati ad un lavoro autonomo, pur con i loro limiti.
Parliamo delle attività di Shanti e ci raccontiamo le nostre esperienze; Anna parte prima di noi, per andare a Ranchi, noi partiremo stasera.
Andiamo a Shillong, al Bethany Center, consegno 500 euro per Tebrongree e 100 euro per comprare dolci per i bambini ospiti (mi faccio sempre firmare le ricevute), e poi andiamo con la macchina, due ore di viaggio, a trovare Lumlang, bimbo in adozione, cieco e sordomuto: vive in una capanna/palafitta di bambù, genitori poverissimi, ma ricchi di amore per i figli.Lumlang avra’ circa 14 anni, e’ cieco, sordo e non gli sono mai cresciuti i denti, dice che ogni giorno prega perche’ il Signore gli faccia crescere almeno i denti.-La sera decidiamo di recarci i al villaggio di Mary,una ragazza poliomielitica che conosco da tanti anni, aveva studiato nella scuola di Shillong , diretta da Mr.Carmo.- Due ore di pulman tutto scassato da Shillong fino al capolinea, cioe’ dove non esiste piu’ strada poi ancora a piedi un’ora e mezza dalla fermata del pulmann, un sentiero tutto sassi, pietre grosse, versi di animali, è ormai buio e camminiamo con la torcia per fortuna c’è la luna; arriviamo sfiniti, dormiamo per terra, ma sani e salvi: la vita al villaggio è durissima, mangiano erbe che la giungla offre, mangiano carne di topi, di elefante, del gatto della giungla e, nelle feste, il maiale e il pollo, quando c’è; offrono miele (misto a cera).Il villaggio e’ ancora primitivo, c’e’ l’uomo che legge il fato nelle viscere del pollo che prende con la fionda.- Sto nella giungla un giorno poi torno alle 6 del mattino dopo a Shillong, Carmo mi parla dei suoi progetti , sempre molto belli, a parer mio, e, ovviamente, fa capire che per iniziarli e poi portarli avanti han bisogno di contributi.-
Gli prometto che per cominciare ci faremo avanti con i nostri risparmi( verso fine febbraio).-Una tappa del nostro viaggio è la casa di Josephina, la nostra amica indiana vissuta qualche anno in canavese; incontriamo al suo villaggio le sue sorelle e suo nipote: è un’oasi felice, campi di riso, mustad oil, caprette e maiali liberi: lì finalmente dormiamo nel silenzio, come in fraternità, abbiamo bisogno di un po’ di riposo perché la stanchezza comincia a farsi sentire.
Siamo al 29 gennaio: visita a nipote di padre Dun Dum,, che ormai e’ morto da due anni.- E’ solo, non ha niente, pesca in una pozza d’acqua qualche pesce che gli serve per sopravvivere.- Ha un pergolato con qualche pisello e basta.-Gli lascio 50 euro ma non sa come fare per cambiarli, in quei posti e’ difficile, allora si mette d’accordo con una persona che lavora in banca e andra’ a ritirare le rispettive rupie poco alla volta.- Mi da’ un pacchettino di te’ che ha raccolto lui, li’ intorno ci sono tanti giardini del te.-Poi andiamo da Cheetry una ragazzina spastica che mi riconosce, accoglienza e sorrisi sempre e ovunque, da loro che non hanno nulla. Incredibile.
La prossima meta è Siliguri, un viaggio terribile, strade dissestate, 5 camion ribaltati, stracarichi, camion che vanno a una velocità pazzesca; finalmente arriviamo a destinazione, si fa per dire, perché a Siliguri dobbiamo prendere il treno per Kurseong; dal treno si gode un panorama mozzafiato, giardini di the, rasette alla montagna, scimmie sui muretti che la gente saluta. Finalmente arriviamo e incontriamo sr. AnnFrancesca, i bambini (handicappati) che ci aspettano; il paese è disordinato, non ci sono regole, degrado ovunque: la popolazione è di origine nepalese, scontenta del governo centrale, spesso fa manifestazioni e vuole l’indipendenza dall’India.
Sr. AnnFrancesca è demoralizzata, non l’ho vista bene, la fatica si fa sentire, e smorza l’entusiasmo, anche per la solitudine in cui affronta le difficoltà della sua comunità; lo esprimerà poi in una lettera che lei ci scrive e che inserirò nel sito; forse è sopraffatta dalla fatica di accompagnare questi bambini, che non sono autonomi nei movimenti, due volte al giorno a scuola: la più malmessa è AISHA, vispa, spastica, non parla si esprime a versi; Nichita, sempre sola, si isola e batte i pugni sulle guance; MINGMA, cresciuta con le scimmie nella giungla, sempre rannicchiata sulla sedia, migliorata un po’ nel comportamento rispetto all’anno scorso; RAJU, vuole tutte le attenzioni per sé; AKAsh un bimbo senza braccia, espressione vispa e intelligente; MEENA, allegra, che si dà un gran da fare; SHANTI, ritardata mentale; ROMA, col labbro leporino, quasi normale; SURAP,arrivato un anno fa, rachitico, non camminava assolutamente, gli faceva anche male solo a sedersi, adesso corre come una spia, mangia tutto, non avanza neanche un chicco di riso, e’ piccolino, ultimo arrivato, orfano di madre, e con padre delinquente; sono bambini abbandonati e con problemi di handicap, la suora ha tentato di reinserire tra i parenti chi ne aveva, aiutando le famiglie con un sussidio: il suo ruolo per questi bimbi è di mamma, assistente sociale, maestra ecc.
Eppure in questa comunità si respira un’aria di serenità, proprio per il carisma di sr AnnFrance-sca: speriamo che regga!
Da poco ci sono due ragazze indiane, raccolte in qualche villaggio sperduto dell’ASSAM delle salesiane, vengono retribuite con qualche centinaia di rupie, fanno da mangiare per i bambini.-
Con una macchina (su cui siamo 12 persone, io unica donna tra uomini del posto) mi trasferisco a Darjelin, qui sono quasi tutti nepalesi e tanti tibetani, facciamo qualche acquisto,continuo a ripetermi quanto siamo fortunati noi, con le comodità a portata di mano, in contrasto con la fatica quotidiana di questa gente, anche solo le fatiche fisiche che devono fare per trasferirsi da un villaggio all’altro. Vorrei avere anche solo un’ora i miei tre nipotini qui con me, raccontare loro tutto e farli ragionare sulla fortuna delle loro vite.
Siamo al 3 febbraio 2010: qui inizia la scuola, il gruppetto di bambini di sr. AnnFrancesca si incammina (con una fatica indescrivibile) verso la scuola, dopo la messa celebrata dal prete del luogo; io ho portato quaderni, penne, colori per i bambini, che erano felici di avere la loro dotazione scolastica; grande festa a scuola per l’inizio, poi tutti a casa.
La mattina dopo, a colazione, ho osservato che vedere mangiare questi bambini è una soddisfazione: non avanzano nulla nel piatto, se cade fuori dal piatto un chicco di riso lo raccolgono e lo mangiano, non fanno capricci.
Il giorno dopo torniamo a Calcutta, ancora un salto al doposcuola, poi torno al mio hotel 5stelle Paragon e la mattina successiva ho una piacevole sorpresa: mi ritrovo in albergo la mia amica coreana Joe, mi consegna un regalo, the coreano e le foto del viaggio dell’anno scorso.
Con l’amica di Yatra torniamo da Mina,andiamo insieme al mercato a comprare verdure e pesce poi Mina ci spiega come cucinare il tutto, prendiamo appunti e la sera torniamo al Paragon.- Qui con Joe la coreana e un ragazzo inglese, trascorriamo una piacevole serata.
7 febbraio: oggi è il mio compleanno, 60 anni: che vecchia.!!
Mi sbrigo per un modesto shopping che inevitabilmente devo fare, l’ acquisto di cose poi da rivendere in canavese nei vari mercatini per ricavare soldi per i progetti, e vari souvenir per parenti e amici.
Pomeriggio a casa di Dolly per il party. (!)
8 febbraio: si torna a casa. Calcutta mi si è radicata nel cuore, mi rimangono addosso i profumi dell’India, il dolore dei poveri, un senso di impotenza, la voglia di fare sempre di più rispetto a quel poco che facciamo con la nostra Associazione Shanti.
Vivere il Vangelo è anche questo; chi vuole condividere con me questi piccoli progetti, essenziali per i poveri, con contributi anche piccoli che per noi rappresentano soltanto la rinuncia a qualcosa di superfluo, mi contatti alla Fraternità di Lessolo 0125 58188.
Ciao a tutti e grazie per aver avuto la pazienza di leggermi
Mariuccia
Lessolo, 15.2.2010