ANNO 2001
30 Gennaio 2001.
Ore 7 Bose Road. Oggi vado a Kaligat. Io con due olandesi ed un inglese. Prendiamo bus (2,5 rs). Scendiamo vicino casa dei moribondi a Kaligat.
Tutti terminali o quasi, qualcuno sembra che non respiri proprio. C’e’ sempre ambulanza davanti all’ingresso. Li trovano per strada e li portano li’, hanno appena portato una donna, pelle e ossa, non riesce a stare in piedi, e’ abituata a stare accovacciata in terra e non riesce a stare diritta. Mi dicono di tagliarle i capelli, una le tiene le mani ed io taglio le ciocche di capelli, lei piange e si dimena perche’ non vuole che le tagliamo i capelli. Sembrano lana di materasso, piena di pidocchi. Ho tagliato senza guardare assolutamente anche l’estetica, solo per tagliare e cercare di poterla lavare.
Poi la stendo su un piano di cemento, quelli che sembrano sedili che sporgono dal muro. E’ tutta nuda, le butto dell’acqua addosso, poi la insapono, e’ sporchissima pero’ non mi fa schifo, penso che e’ mia sorella, molto piu’ sfortunata di me. Dalla vagina le esce una palla bianca, forse e’ una grossa cisti. Esce ed entra a seconda dei suoi movimenti. Le metto uno straccio addosso, me la prendo in braccio ( peso piuma, sara’ 30 kg al massimo) e la porto su uno dei lettini del camerone.
Sono due cameroni di almeno 50 letti caduno; il letto consiste in una brandina molto bassa con sopra un materassino tutto vecchio e malandato; uno straccione verde che fa da lenzuolo e sopra a tutto una traversa di gomma, che viene passata da un letto all’altro, prima pero’ si passa la spugna bagnata per pulirlo, perche’ quasi tutti pisciano nel letto.
C’e’ una ragazza giovane che probabilmente e’ tubercolotica, fa molta fatica a respirare, non riesce a parlare, e’ stremata; una ragazza le tiene la mano, e l’accarezza e le canta una canzone molto dolce, e’ bello vederla; peccato pero’ che dopo aver toccato questa gente, questi nostri fratelli cosi’ poveri e malmessi, bisogna lavarsi le mani…..C’e’ una donna con una ferita (non c’e’ piu’ la pelle, uno strato spesso) sulla natica, e’ carne viva, sembra che una parte sia bianca di pus. Anche un’altra ha tutte e due le braccia pelate, con la carne viva, cammina con le braccia alzate per non toccare da nessuna parte. A un’altra manca la pelle (cuoio capelluto) di mezza testa, non ha piu’ neanche l’orecchio, ne ha solo piu’ uno.
Eppure ti guardano, ti chiamano vicino a loro, ti chiedono “pani” = acqua. Ma cosa sara’ di queste persone? Penso che, appena riescono a stare in piedi, a mangiare e camminare, le rimetteranno fuori per far posto ad altri. Le suorine sono proprio brave, trattano bene questa gente.
C’e’ sempre qui a Kaligat suor Nirmala Maria, la successora di M. Teresa. Cura le ferite anche lei. Poi vengono un dottore ed una signora, controllano l’armadio delle medicine, e fanno ordine. Tutti i giapponesi pensano alle stoviglie, lavano e sciacquano, non si fermano mai. C’e’ una coordinatrice spagnola, un’infermiera fissa a Kaligat. Ha gli occhi dappertutto, non si ferma un attimo.
Nel camerone degli uomini ce ne sono alcuni con le flebo, c’e’ un ragazzo tutto fasciato, penso sia pieno di piaghe, che accarezza il suo vicino, che e’ intubato. E’ molto affettuoso, probabilmente lo vede morente e gli sta vicino. A pranzo portano a tutti il solito piatto di riso al curry con un pezzetto di pesce dentro. Chi riesce scende dal letto e si accovaccia a terra per mangiare. Altri devono essere imboccati. Fanno tanta pena. Alle 12:30 torniamo a casa, tutti muti; loro rimangono la’.
Chissa’ se domani li ritroveremo. Ma cosa si puo0′ fare per loro? Il nostro e’ l’aiuto di un momento e poi? Io non sono capace di pensare ad un domani per loro.
La sera mangiamo di nuovo pomodori e formaggino.
A Kaligat ci sono due cecoslovacchi che fanno foto, non so perche’ ma li lasciano (dappertutto c’e’ scritto di non fotografare). Chiedo se mi mandera’ il video, mi dice di si. Chissa’ se mi arrivera’ mai.